Troppo spesso chi si converte, invece di trovare Cristo, finisce in una chiesa. Sempre più persone lasciano le comunità per preservare la loro fede; sentono che la chiesa non contribuisce più alla loro crescita spirituale, né rappresenta un conforto nei momenti difficili della vita. Si stima che il 5% dei cristiani a livello globale debbano essere considerati senza affiliazione, “post-congregational” nei termini della sociologia ecclesiastica statunitense e che questa percentuale raddoppierà entro quindici anni. I programmi e le attività delle chiese sono giudicati inadeguati ad incontrare la nuova richiesta di genuina vitalità spirituale. Chi si converte vuole trovare una esperienza trasformante (cioè vedere la propria vita trasformata, la propria città cambiata, il proprio contributo valorizzato, il proprio spirito curato, la propria competenza umana accresciuta, ecc.). L’appello cristiano è alla conversione a Cristo e le chiese devono mantenere questa promessa.
venerdì 27 novembre 2009
lunedì 9 novembre 2009
Caratteristiche ecclesiologiche emergenti (parte II)
La conoscenza e la riflessione teologica è maggiormente distribuita. Come nel cloud computing, la conoscenza non viene “salvata” centralmente sull’hard disk, ma on line, ed è disponibile a quanti vogliono accedervi. Questo significa che sta cambiando radicalmente il modo di relazionarsi alla “verità”. La conoscenza e l’esistenza teologica non risiedono esclusivamente nel mondo accademico, l’unico ad averne la chiave di accesso; ma la riflessione teologica diventa una esperienza condivisa (come avviene con Wikipedia). La chiesa è open source, chi è in grado di dare soluzioni praticabili e condivise ai problemi teologici che si affacciano riceve il riconoscimento dell’autorevolezza (come avviene con Google). Questa “conoscenza corporata” può avvenire solo se tutti sono connessi.
La guida delle comunità è dei “visionari”. Nelle chiese emergenti l’ambiente determina le decisioni. In questa situazione il ruolo della leadership è quella di aiutare la comunità a cambiare la percezione di una situazione. I leader non “annunciano” il cambiamento, ma provvedono le risorse per il cambiamento, in modo che questo dalla base arrivi al vertice. La leadership traccia linee, facilita la comunicazione con l’esterno, connette le persone, collega programmi e attività, e riceve il feedback per un nuovo circolo ermeneutico.
lunedì 2 novembre 2009
Caratteristiche ecclesiologiche emergenti (parte I)
· Le chiese diventano dei “sistemi aperti”. Si percepisce una maggiore apertura verso l’ambiente circostante e il contesto culturale. I confini tra “dentro” e “fuori” la chiesa o tra la vita comunitaria e la vita cittadina sono meno delineati. Questo porta maggiore possibilità di contaminazione e quindi di maggiore squilibrio, ma in generale le chiese sanno essere più sensibili verso quanto avviene nella società circostante e nella cultura, e quindi anche più reattive nel rispondere alle sollecitazioni e in definitiva con maggiore possibilità di incidere positivamente.
· Le chiese sembrano più adattabili. Per il motivo di cui sopra, il genio delle chiese emergenti è di essere molto radicate localmente. Chiese molto simili, anche nella stessa città, possono essere organizzate in modi molto diversi proprio per la loro apertura e capacità reattiva. Questo significa un alto grado di dipendenza della chiesa dal contesto culturale e sociale che la ospita e un alto grado di localismo (non di tipo tribale come lo conosciamo oggi, ma di tipo incarnazionale).
· Le chiese sono più pronte al cambiamento. Qui si vede il circolo virtuoso in cui sembrano inserite alcune chiese: sensibilità all’ambiente, adattabilità, cambiamento e infine capacità di incidere socialmente e culturalmente. Le chiese sono in grado di “imparare”. I piccoli miglioramenti nel ministero comunitario diventano esperienza e patrimonio “in rete”; non si riflette sui cambiamenti da apportare al livello denominazionale (“esperti” che vengono raccolti in “comitati” che producono “documenti” che le comunità “studiano” per poterli poi “applicare” nella propria realtà), ma ogni team pastorale ha la responsabilità, localmente, per il proprio ministero, di apportare tutti i miglioramenti necessari. Sono queste innovazioni di basso profilo che, sul lungo periodo, hanno prodotto, per il loro effetto cumulativo, cambiamenti radicali nella configurazione della chiesa e del suo ministero. Quindi:
o Capacità di ricevere, comprendere ed interpretare i segnali provenienti dall’ambiente
o Capacità di rispondere creativamente attraverso nuove caratteristiche organizzative
o Capacità di influenzare l’ambiente esterno in modo reattivo e creativo