
Il problema è che oggi, nella chiesa, tutti e tre questi modelli convivono (anche questo è un effetto della frammentarietà sociale e culturale). La chiesa tiene insieme persone che detengono mentalità diverse rispetto al ruolo della chiesa nella società e la tensione è palpabile.
Ma la chiesa non è più in grado di riguadagnare la sua posizione privilegiata nella società occidentale. Essa deve accettare di essere uno dei pezzi che compongono la società ed imparare a lavorare da questa posizione marginale, permeando e lanciando ponti verso le altre tessere del mosaico sociale. Ciò però richiede alla chiesa l’immersione in contesti culturali estranei, inconsueti e facilmente percepibili come ostili.
1 commento:
L'ekklesia come insieme di coloro che sono chiamati da Cristo vive e deve vivere questa condizione paradossale: rifiutare e rimarcare l'idolatria del mondo e, allo stesso tempo, immergersi profondamente nel mondo stesso, aprendo continuamente sentieri, gettando continuamente ponti, abbattendo continuamente muri di separazione. Il suo dev'essere certamente un lavoro "ai margini", ma non "marginale". Troppe sono le "aree" della vita individuale e sociale dove non si sente alcuna voce evangelica, dove la "tessera-chiesa" non è capace di essere parte del "mosaico". Che una chiesa capace di gettare ponti emerga!
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