martedì 24 luglio 2007

Cambiamenti di paradigma

In seguito alla pubblicazione in italiano (postuma) del volume di David Bosch, La trasformazione della missione, Queriniana, abbiamo un po’ tutti preso dimestichezza con il concetto di “paradigma” che egli, assumendolo dal filosofo della scienza Thomas Kuhn, applica al presente momento storico della Chiesa.

Kuhn sostiene che la scienza non cresce per accumulazione, cioè in modo progressivo attraverso un continuo carico di conoscenze, ma procede per rivoluzioni, ossia attraverso alcuni individui che percepiscono l’inadeguatezza dei modelli scientifici esistenti a risolvere i problemi emergenti e quindi vengono a capo dei problemi modificando il modello scientifico a loro disposizione. Costoro percepiscono la realtà in modo qualitativamente diverso.

In verità, però, il modello scientifico – o paradigma – non nasce dalla scoperta individuale, ma piuttosto per un complesso di ragioni “emerge” tra gli studiosi finché il vecchio paradigma viene soffocato dalle sue stesse inadeguatezze e viene definitivamente abbandonato.

Nella storia millenaria della Chiesa si sarebbero succeduti tre paradigmi nella concezione del rapporto chiesa-mondo.
Il primo, quello apostolico (I-III sec.), è consistito nella lotta interiore per l’autocoscienza della chiesa come identica o diversa dalle sue radici giudaiche e della sua relazione con il mondo greco-romano nel quale si espandeva. In questo paradigma la chiesa si è organizzata in forti entità locali guidate dall’autorità spirituale di un vescovo e ha formato i suoi membri ad una estesa ed intensiva opera di evangelizzazione in un ambiente fortemente ostile. L’organizzazione comunitaria, i ruoli e i rapporti interni erano caratterizzati da una grandissima diversità e una estrema multiformità a secondo delle condizioni locali. Questa pluriformità era controbilanciata da un convinto sforzo di correlazione con altre realtà locali.

Il secondo paradigma, quello costantiniano della nascita della “cristianità”, è consistito nella svolta istituzionale di realizzare la propria missione attraverso lo status di religione ufficiale dell’Impero. La comunità diventa la diocesi, e nasce e si afferma la gerarchia. Essendo l’Impero cristiano, ogni suo cittadino è anche membro della Chiesa; la missione si allontana verso i paesi pagani e viene affidata ai professionisti. La Diocesi è caratterizzata dal reciproco sostegno delle istituzioni statali ed ecclesiastiche. Questo è il modello che è durato dal IV fino al XX sec. e che oggi sta crollando spinto dal paradigma emergente.

Il terzo paradigma è iniziato con la Riforma protestante, ma non si è ancora pienamente stabilito. Le caratteristiche che si vedono ormai distintamente evidenziano una crescente ostilità dell’ambiente verso la Chiesa alla quale essa risponde con la ripresa dello spirito missionario su base personale e locale. Le istituzioni si localizzano e sempre più il proprio ambiente viene considerato un campo missionario.

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