
Come abbiamo avuto modo già di dire, il concetto di “chiesa emergente” vuole descrivere il rimodellamento di “come essere chiesa” in atto nella cultura post-moderna. Ciò avviene a partire dal variegato universo cristiano, specialmente evangelico, e il risultato è altrettanto variegato. Nella chiesa emergente vi sono post-evangelicali, post-liberali, post-riformati. L’elemento comune è quello di essere post-moderni.
La questione della cultura gioca un ruolo di primo piano.
Vivere come cristiani in un contesto post-moderno significa diverse cose a persone diverse. Alcuni vogliono evangelizzare ai post-moderni, altri con i post-moderni e altri ancora come post-moderni.
I primi vedono la cultura post-moderna intrisa di relativismo morale e incapace di comprendere alcunché della realtà del mondo. Le persone che vivono in questa cultura ne vanno salvate.
I secondi vogliono vivere con i post-moderni, lavorare, discutere con loro. Questi accettano la cultura post-moderna come un dato di fatto nel quale esprimere la missione cristiana.
La maggior parte dei cristiani e delle chiese emergenti ricade in queste due categorie. Questi non negano la verità, non negano Gesù come la Verità, non negano la Bibbia come verità.
I terzi suscitano tutte le preoccupazioni. Alcuni hanno deciso di svolgere il loro ministero e la loro missione cristiana come post-moderni. Accettandone i termini. Cioè: la verità assoluta non è conoscibile o, almeno, la verità non è conoscibile in modo assoluto. Essi affermano che la verità è condizionata dal contesto. Ogni affermazione dottrinale rischia di costruire una “immagine” di Dio e il nostro attaccamento ai sistemi dottrinali rischia di farci ricadere nell’idolatria del culto delle immagini.
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