giovedì 15 novembre 2007

Discepolato incarnato e autenticità comunitaria

Ricordate il film di François Truffaut Fahrenheit 451, tratto dall’omonimo romanzo di Ray Bradbury?
La storia è ambientata in un futuro immaginario nel quale leggere libri è considerato un reato. Per ostacolare questo "crimine" viene istituito un apposito corpo di vigili del fuoco che deve scovare e dare alle fiamme ogni tipo di libro. Il titolo, non a caso, fa riferimento alla temperatura a cui la carta brucia, 451 gradi Fahrenheit appunto.

Il paragone che mi interessa è nel finale del film (che in questo punto segue poco la trama originale del romanzo) dove il personaggio principale – un ex detective del corpo dei vigili del fuoco convertitosi alla lettura – insieme alla donna che lo introduce alla lettura, trova finalmente la città degli uomini-libro, dove ci sono uomini che imparano a memoria i libri per trasmetterli alle generazioni future.

Io credo che se i credenti vogliono avere un’influenza sulla società contemporanea, essi devono imparare delle “tecniche di sopravvivenza” e lasciarsi trasformare dal messaggio dell’evangelo per diventare essi stessi il messaggio che essi cercano di comunicare. Non dobbiamo dimenticare che il discepolato consiste nell’imitazione di Cristo (1 Tessalonicesi 1:6Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo”).


Il discepolo è qualcuno che incarna il messaggio che proclama.

Le comunità cristiane devono diventare luoghi dove i membri imparano la coerenza della fede attraverso il discepolato di altri discepoli dove la conversione non è più un evento, ma il processo di una vita intera.