mercoledì 18 giugno 2008

UCEBI "emergente"?

Riporto il "messaggio alle chiese" della 40^ Assemblea Generale dell'UCEBI (Unione Cristiana Evangelica Batista d'Italia) tenutasi il 13-15 giugno 2008 a Bellaria (RN).

Le parole di Gesù, “Tu vieni e seguimi” hanno risuonato nelle nostre orecchie e nei nostri cuori molte volte durante i lavori di questa 40^ Assemblea Generale dell’UCEBI. Esse hanno richiamato alla nostra mente i tanti racconti di vocazione e di sequela delle Scritture.

Proprio queste parole ci hanno indotto a sentire l’urgenza del momento. Una urgenza non solo dettata dalle difficoltà piccole e grandi nelle quali si trovano le nostre chiese, ma determinata, appunto, dall’incontro col Signore.

Non vogliamo nascondervi la grande preoccupazione da cui siamo partiti, ascoltando una volta ancora, dalla tirannia dei numeri, che l’andamento dell’Unione, da un punto di vista economico finanziario ha imboccato una via di declino che presto potrebbe portarci ad una situazione fuori dal nostro controllo. L’urgenza di correttivi sostanziali per trovare un punto di equilibrio tra ciò che viene dalle chiese al piano di cooperazione e ciò che è necessario profondere per il mantenimento dell’Unione e del patrimonio immobiliare, non può essere derogato più neppure di un giorno.

Tuttavia, proprio nella parole di Cristo, abbiamo voluto cogliere un’altra, superiore urgenza, quella del bisogno della nostra riconsacrazione all’opera dell’Evangelo.

La chiamata dei discepoli ai tempi di Gesù come ai nostri, porta con sé l’accoglienza di una vita più esposta, non garantita dall’illusione di risorse illimitate, ma che promette, proprio nell’audace affidamento al suo richiamo, di poter affrontare i marosi e vincere la gravità che vorrebbe inghiottirci.

Possiamo farcela perché al nostro Dio nulla è impossibile.

Guardando ai doni che lo Spirito continua a elargire nel nostro mezzo, ci rendiamo conto che il Signore non solo non ci abbandona ma anche ci mostra la via d’uscita dalle difficili contingenze dell’oggi.

Bisogna però mettere i piedi fuori dalla barca. Bisogna spostare la vita delle nostre comunità ancora di più verso le città e i quartieri in cui viviamo.
Non possiamo più accontentarci di una vita spirituale pigra e rituale che si fissa e non di rado si risolve in pochi momenti di incontro settimanale.
Molte chiese stanno già facendo uno sforzo per progettare la loro missione di evangelizzazione, di servizio agli ultimi, di diaconia politica. Bisogna fare di più. Bisogna impegnarsi tutti.

E’ necessario che rivediamo la priorità nell’uso delle nostre risorse economiche, sia come persone che come famiglie di credenti. La solidarietà, la passione per la giustizia, il soccorso per l’orfano e la vedova debbono spingerci a rivisitare la nostra spiritualità delle primizie e delle decime. Se le chiese dovranno vivere ancora per molto delle nostre elemosine e delle nostre eccedenze soccomberanno. Ma se sapremo abbandonarci ad un discepolato a “caro prezzo” il Signore moltiplicherà le nostre risorse e benedirà la nostra missione.

Anche la storica decisione di chiedere allo Stato di accedere alla ripartizione dell’8XM del gettito IRPEF, per scopi sociali, umanitari e culturali, vorremmo forse una spinta alla missione e che in alcun modo veicolasse l’idea che tale gettito potrà sostituire l’impegno dei singoli e delle comunità.

Desideriamo impegnarci ad avere momenti comunitari fatti anche di preghiera e di digiuno, per discutere di quanto è stato elaborato da questa assemblea. Ci proponiamo, nel nome del Signore, ad acquisire una nuova mentalità per la quale il lavoro del nostro anno ecclesiastico venga programmato in senso più missionario;
a cercare di fare delle analisi, facendoci aiutare anche da esperti, per comprendere meglio il momento storico che sta vivendo il nostro paese. E quindi,
a formulare le nostre priorità e perseguirle con disciplina e determinazione. Impariamo gli uni dagli altri ad avere momenti di verifica e di valutazione di quel che stiamo facendo, alla luce dalla Parola di Dio, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di fratelli e sorelle.

Se i nostri studi biblici non torneranno ad essere nuovamente frequentati e se non ricominceremo dal riconsacrare la domenica, partecipando all’annuncio della Parola, come assoluta priorità sulle altre cose, finiremo per non avere più le energie spirituali e le conoscenze bibliche necessarie, per affrontare questo nostro mondo così profondamente spaesato in riferimento alle ragioni di senso della vita, di rispetto della giustizia a cominciare dai più deboli, di impegno per la pace e per la salvaguardia del creato.

“Preghiamo incessantemente”, fratelli e sorelle, proprio come ci ha suggerito il motto dell’ultima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, perché possiamo trovare le ragioni dell’unità del corpo di Cristo, resistendo così alle divisioni e alle conflittualità che tardano a trovare i momenti della riconciliazione.

Sostenibilità del nostro modello ecclesiastico, fiducia e audacia nella nostra sequela del Cristo, sguardo rivolto al mondo e al Regno di Dio che invochiamo, passo deciso per rimettere in movimento le nostre piccole comunità, facendo proprio delle nostre piccole dimensioni la forza di un agire rapido e tempestivo: queste le parole chiave che vogliamo lasciarvi. Il tutto accompagnato da un senso di urgenza non più derogabile.

Voglia il Signore benedire i nostri propositi, soccorrerci nei momenti di smarrimento, e formarci alla scuola del discepolato nel mondo.

Riaccenda il Signore nei nostri cuori la fede per la quale sappiamo che colui che dice “vieni e seguimi” è anche colui che ci dà la forza stringendo con la sua mano la nostra.