giovedì 28 maggio 2009

Non "andate" in chiesa, "siate" la chiesa

La chiesa è un luogo di crescita e di maturazione (Efesini 4:7-16). L’edificazione della chiesa corre di pari passo con la crescita e la maturazione spirituale dei credenti. Edificare la chiesa significa far maturare i credenti e far maturare i credenti significa edificare la chiesa.

La comunità deve essere immediatamente percepita come un ambiente sicuro, amichevole, incoraggiante e solidale, dove la gente impara non solo a diventare cristiano, ma anche a diventare più umana.
Tanto più ci si sente membra del Corpo di Cristo, tanto più diventa necessario stare con i fratelli, tanto più la chiesa è formativa tanto più si sentirà la necessità della crescita.

Un credente, prima di essere un “membro di chiesa” è un missionario (Oncken diceva: “ogni battista è un missionario”), e prima di “andare in chiesa” dovrebbe “andare nel mondo”.
Troppa parte delle energie delle chiese vengono spese nei programmi ecclesiastici e nello sforzo di contare teste la domenica mattina. Forse bisognerebbe puntare maggiormente sulla formazione missionaria del semplice credente: comprendere la cultura contemporanea, imparare un linguaggio per la missione, superare gli scogli alla testimonianza, avere occasioni di confronto comunitario sulla propria missione.
Offrire corsi sugli aspetti più difficili della testimonianza evangelica, come: “amare il proprio nemico”, “porgere l’altra guancia”, “consumare in modo responsabile”… cioè studi orientati alla messa in pratica della Bibbia. Per il resto dare tempo ai credenti per instaurare delle relazioni umane significative in famiglia, sul lavoro, a scuola, nello sport, sui luoghi di volontariato ed impegno.

venerdì 22 maggio 2009

In missione per conto di Dio

La chiesa partecipa alla missione di Cristo.
La missione di Cristo nel mondo non si è conclusa con la sua morte e risurrezione.

Attraverso il dono dello Spirito Santo, la storia di Gesù diventa l’evangelo della chiesa per il mondo (Moltman). La natura stessa della chiesa è determinata dall’evento della sua nascita a Pentecoste, cioè è determinata dalla sua origine nello Spirito
Se il grande mandato (Matteo 19:28) dà le istruzioni per la missione, Pentecoste ne dà la potenza.

La missione non è un optional, ma è la natura stessa della chiesa. «I cristiani non sono i consumatori finali del vangelo» (McLaren), esso è lo strumento escatologico con cui Dio attua il proprio disegno nel mondo, e la chiesa ne è una funzione.

La chiesa deve avere chiara la consapevolezza di avere una missione nel mondo. Se è vero che essa è messa a parte, lo è per poi incarnarsi nel mondo attraverso la sua missione. La chiesa pertanto è amica del mondo.
La chiesa che conosce il mondo attraverso la missione, lo conosce, lo vede e lo riconosce così come è stato voluto da Dio, anche se si è allontanato dal suo proposito divino. La missione scaturice dallo stesso amore che ha avuto Dio per il mondo (Giovanni 3:16) e dallo stesso spirito di sacrificio.

lunedì 18 maggio 2009

La cospirazione divina

Esiste una relazione tra la Chiesa e l’avvento del regno di Dio. Lo sfondo escatologico non può essere sottovalutato senza rendere il discorso cristiano insensato. Cristo è venuto a restaurare e a porre di nuovo sotto il regno di Dio il mondo separato da lui a causa del peccato. 1 Corinzi 15:24 dice che Cristo «consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre». Cristo non consegnerà al Padre una chiesa completata, ma un Regno compiuto.
La chiesa non deve né costruire, né considerarsi quel Regno. Invece è chiamata a sperimentare e a esprimere quel Regno. Compie ciò non facendo cose “sante”, ma facendo le cose secolari secondo giustizia.
Esiste un solo mondo, ed è quello in cui gli uomini vivono come esseri sia materiali sia spirituali. La chiesa non ha un proprio spazio al di fuori del mondo, ma, come parte del mondo consapevole dell’opera di Cristo, è mandata nel mondo (“la cospirazione divina” secondo la felice espressione di Dallas Willard).

lunedì 11 maggio 2009

Spirito e spiritualità


Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo. Lo Spirito Santo è lo Spirito del Signore Gesù Cristo crocifisso, morto, risuscitato e alla destra di Dio. I cristiani non hanno una esperienza spirituale di natura religiosa, ma esattamente una esperienza di Cristo di natura spirituale (come Paolo sulla via di Damasco).
Lo Spirito Santo fa crescere un solo frutto (Galati 5:22-23), non possiamo confonderci. Chi viene in contatto con noi deve vedere quel frutto, non un altro.
La spiritualità cristiana non è qualcosa che attiene all’interiorità umana («La risposta è dentro di voi, però è sbagliata!» dice giustamente Quèlo), ma qualcosa di determinato dalla presenza di Cristo nella nostra vita. La nostra spiritualità ci fa guardare fuori di noi. Nella nostra epoca di spiritualità senza fede, la chiesa deve esercitare questo “discernimento degli spiriti”.

lunedì 4 maggio 2009

Cristo presente nella comunità

Noi conosciamo Cristo alla luce di Pentecoste. Gesù Cristo non è un personaggio all’origine della nostra storia, ma è vivo e presente nella sua Chiesa odierna. Questo deve far parte costante della nostra predicazione, della coscienza dei credenti e della consapevolezza della comunità cristiana.
Gesù Cristo è nostro contemporaneo, la sua presenza deve essere avvertita da chiunque entra in contatto con la predicazione, la chiesa o il semplice credente.
Esiste ovviamente una continuità tra la persona storica di Gesù di Nazaret e il Cristo di Pentecoste. Non possiamo avere un Cristo senza avere anche Gesù di Nazaret, la vita e la predicazione di Gesù sono normativi per il credente e la chiesa. Però il Cristo che noi abbiamo conosciuto è quello messo in luce dallo Spirito a Pentecoste che ci rivela Dio come Padre di Gesù Cristo e Gesù Cristo come il Figlio del Padre.