lunedì 28 settembre 2009

Convegno "emergente" a Roma!

North American Baptist Fellowship & Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia

International Baptist Theological Colloquium
"Christian Mission in the Postmodern Society"

Teatro Valle Baptist Church
October 5th-9th 2009 - Rome


Program:
Oct. 5th - Italo Benedetti: "Christian Mission and Postmodern Culture"
Oct. 6th - Joyce Bellous: "Mission in a Spiritual Age"
Oct. 7th - Doug Summers: "Christian Ethics: a Matters of Life"
Oct. 8th - Massimo Aprile: "The Gospel for the New Generation"
Oct. 9th - Conclusions

mercoledì 23 settembre 2009

Brevissima storia del fondamentalismo

Verso la metà dell’800 l’evangelismo americano cominciò a spaccarsi tra liberali e conservatori. Ai primi del ‘900 la frattura si consolidò in due campi, quello del Federal Council of Churches (poi chiamato National Council of Christian Churches), formalmente istituzionalizzato nel 1908, e quello che si coagulò nel movimento fondamentalista. Le linee di divisione non erano chiare, si può dire che i liberali tendevano ad interessarsi ai temi sociali, mentre i fondamentalisti si preoccupavano maggiormente della moralità privata. Nel 1913 una serie di opuscoli furono pubblicati con il titolo complessivo di The Fundamentals, da cui prese nome il movimento. La divisione tra liberali e fondamentalisti era sostanzialmente una questione interna alle denominazioni. Con lo Scopes trial, il cosiddetto “processo alla scimmia” che a Daytona contrappose William Jennings Bryan a John Scopes sull’insegnamento della teoria darwinista nella scuola, iniziò il lungo periodo delle controversie denominazionali che opposero i due schieramenti. I modernisti, come venivano chiamati allora i liberali, ebbero la meglio su ogni controversia e alla fine estromisero i fondamentalisti da tutte le posizioni denominazionali. In più, i fondamentalisti furono coperti di ridicolo dalla stampa nazionale. Essere fondamentalista era diventato imbarazzante. In questo periodo nacquero anche alcune denominazioni fondamentaliste che raccoglievano le chiese fuoriuscite dalle denominazioni nazionali e le chiese indipendenti formate dagli evangelizzatori; ma la stragrande parte dei fondamentalisti non abbandonò le denominazioni, entrando in una specie di clandestinità. I legami erano tenuti e rafforzati nelle conferenze missionarie, nelle scuole bibliche e nei seminari, nelle agenzie missionarie e nelle istituzioni paraecclesiastiche. Tutti erano convinti che del fondamentalismo non se ne sarebbe più sentito parlare.

La parte contata come liberale nelle denominazioni non era però veramente tale. In verità, a parte qualche militante, da annoverare di solito tra gli intellettuali o i dirigenti ecclesiastici, la massa delle chiese era di sentimenti evangelici molto simili a quelli in voga prima della separazione. Inoltre, molti di coloro che si ritrovarono dalla parte dei fondamentalisti cominciarono ad avere a noia gli atteggiamenti rigidi tipici della propria leadership e presero a distanziarsene. Nel 1940 nacque l’American Council of Christian Churches che raccoglieva i fondamentalisti più intransigenti e l’anno successivo nacque la National Association of Evangelicals che raggruppava i moderati. Da quest’ultima nacque il fenomeno dell’evangelicalismo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Harold Ockenga, Carl F. H. Henry e Billy Graham cominciarono a dare visibilità ad un movimento in crescita vertiginosa con una capacità strategica esemplare (Wheaton College, Fuller Seminary, InterVarsity Press, Christianity Today, radio e televisione, ecc. oggi tutti luoghi di eccellenza teologica), dimostrando di essere «una forza capace di mutare significativamente la cultura, o sintomatica di un cambiamento significativo nella dinamica della cultura».

Qual è la differenza tra fondamentalismo ed evangelicalismo? «Le due ortodossie hanno differenti ortoprassi; cioè, mentre evangelicalismo e fondamentalismo condividono le medesime proposizioni cognitive, essi praticano le loro credenze in modi così differenti che, per trovare ciò in cui essi veramente credono, si deve andare oltre le loro formulazioni dogmatiche ereditate.» La differenza tra evangelicals e fondamentalisti risiede proprio nel loro atteggiamento verso la cultura. H. Richard Niebuhr disse che gli evangelicals propendevano per un modello “Cristo che trasforma la cultura”. Essi si rivolgono alle maggioranze e danno loro un chiaro senso di minoranza. Jimmy Carter, Jesse Jackson ed altri evangelicals hanno reso evidente che una teologia conservatrice non indica affatto anche una politica conservatrice.