lunedì 15 ottobre 2007

Una impostazione missionaria

La chiesa non è immune dall’influenza della cultura in cui vive.
La chiesa non è al di sopra della cultura, ma intersecata con essa; possiamo anzi dire che anche la chiesa stessa è una cultura.

Le chiese evangeliche – soprattutto nell’area anglosassone – si sono rivolte alle strategie del marketing a causa di una insufficiente comprensione del loro mandato missionario. Esse hanno presupposto che l’incontro tra evangelo e cultura fosse una pura questione di audience e che adeguando messaggio, valori e emozioni al target sociale l’evangelo poteva diventare più penetrante. Il risultato non è stato però una società più cristiana, ma una chiesa sempre più assorbita e adeguata alla cultura dominante.

Le chiese cosiddette liberali hanno svenduto la loro identità alla cultura attraverso la capitolazione sentimentalista ad ogni tendenza sociale. Correndo dietro ad ogni nuovo ordine del giorno sociale di una agenda che non era la loro.
Le chiese cosiddette conservatrici si sono trincerate in una battaglia di retroguardia. Ribattendo ad ogni attacco contro i valori tradizionali come se quelli fossero identificati con l’evangelo.

La chiesa emergente tenta oggi di superare questo coinvolgimento della chiesa nella cultura dominante cercando di esprimere i valori del regno di Dio nella società contemporanea. Essi partono da due considerazioni:
L’evangelo giudica ogni cultura secondo la sua compatibilità con gli obiettivi, i valori e i fini del regno di Dio.
L’evangelo rivela anche fino a che punto la chiesa stessa si è accomodata alle aspirazioni della cultura dominante contrarie a quelle del regno di Dio.

La chiesa emergente vuole essere fedele alla parola di Dio e ad essa obbediente, informata con discernimento dalla tradizione della chiesa, ispirata dalla speranza del ritorno di Cristo, rilevante ma critica per il suo contesto.

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