lunedì 12 gennaio 2009

Galati 5:1 - La gloriosa libertà dei figli di Dio

La libertà è importante perché essa ci definisce, determina ogni aspetto della vita.
Due atteggiamenti cristiani mi spaventano, uno è quello molto tipico nelle nostre chiese evangeliche storiche: “io sono libero, quindi posso fare quello che voglio nella vita e nella chiesa. Gli altri possono plaudere se sono d’accordo, ma se non lo sono, devono rispettare la mia libertà.” Secondo costoro i non credenti devono capire che la libertà cristiana è esattamente il comportarsi secondo gli standard più bassi del mondo; e i credenti devono mandare giù qualsiasi schifezza perché si tratta della libertà cristiana.

Il secondo atteggiamento spaventoso è quello più tipico nelle chiese evangeliche conservatrici: “io sono libero in Cristo, però non so vivere in questa libertà e ho paura di sbagliare. Ho paura dei miei desideri più profondi, dubito perciò della mia conversione; ho paura della disciplina della chiesa, quindi tengo nascoste alcune mie “cosette”; sono incerto nelle scelte, ho quindi bisogno delle regole; vorrei concedermi di più, ma è peccato.” Secondo costoro i credenti, per vivere coerentemente, devono sentirsi osservati e i non credenti devono imparare la subordinazione.
Siamo stretti tra l’arroganza dei primi e l’ansia dei secondi.
Il discorso sulla libertà deve quindi essere in cima alle nostre priorità perché l’incontro con Dio porta sempre con sé una liberazione e non può e non deve creare questi mostri (anzi, l’incontro con Dio è esattamente l’evento della liberazione), quindi: 1) noi dobbiamo essere persone libere e questa libertà si deve vedere; 2) la libertà deve essere l’effetto della nostra missione, ne devono perciò uscire persone libere; e 3) il vivere nella libertà deve essere il nostro compito comunitario, la comunità cristiana è la comunità libera delle persone libere.

Parlare di libertà è estremamente difficile. E’ difficile dire qualcosa di intelligente su un argomento che ha impegnato le migliori menti di tutta la storia in tutto il mondo le cui riflessioni riempiono migliaia di scaffali nelle biblioteche. Però vorrei fare una brevissima considerazione sul piano biblico che a mio avviso ci potrebbe essere molto utile.
In che cosa consiste la libertà?
Molte possono essere le risposte, ma la risposta biblica è che la libertà consiste nella liberazione dalla disperazione.
Sapete perché? Perché – questo lo sappiamo tutti – nella vita qualunque cosa può impedirci di realizzare ciò che vogliamo, anche le cose più naturali e buone. Non siamo veramente liberi perché non possiamo realizzare ciò che vogliamo. Sono davvero libero se non sono in grado di realizzare la mia vita? Quanto sono importanti i miei obiettivi nella realizzazione della mia vita? Quando posso dire di aver realizzato la mia vita? La libertà è liberazione da questo tipo di disperazione. In questo senso la libertà è la stessa cosa che la speranza e anzi, la liberazione dell’incontro con Cristo consiste proprio nell’immissione della speranza cristiana nel circolo della vita. La libertà è quindi fondamentalmente un dono, essa non può venire da noi stessi, non la possiamo conquistare e non la possiamo costruire. Deve venire da fuori di noi.
Ora voi capite quanto questa questione della libertà sia importante per la felicità della gente. Per la nostra felicità e per quella di coloro che vogliamo raggiungere, in amicizia, con il messaggio dell’Evangelo. La libertà è un aspetto fondamentale della nostra testimonianza.

Il NT parla della libertà rispondendo a due equivoci:
Il primo equivoco è definito da questa fase: «Noi siamo già liberi». Questo argomento si trova nel vangelo di Giovanni: «Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Essi gli risposero: «Noi siamo discendenti d'Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: "Voi diverrete liberi"?» Quindi, alcuni Giudei che hanno creduto obiettano a Gesù – che dice loro che sarà la verità a renderli liberi – che in verità loro, in quanto figli di Abramo, non sono mai stati schiavi di nessuno e che quindi sono sempre stati liberi. Gesù risponde così a questa obiezione: «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.» (8:36) come per dire: “non è la vostra origine in Abramo che vi rende liberi, ma la vostra fede in me”.
Io chiamerei l’atteggiamento di quelli che dicono «Noi siamo già liberi» il voler disperatamente essere se stessi. E’ un discorso molto comune: “la mia origine e il mio destino sono in me stesso”. Dov’è che trovo la mia identità? In me stesso! Nelle mie origini e nel mio destino ultimo. Quindi nel mio rimanere legato a me stesso, al mio popolo, alle mie tradizioni. Io sono veramente libero se mi comporto secondo la mia natura. Realizzo me stesso quando raggiungo ciò che sono.
A questo Gesù risponde così: “Voi sarete liberi quando vi farete liberare da me”.
1. La vera libertà può venire solo da una nuova nascita. La vera libertà consiste nel riconoscere la propria origine in Dio e il proprio destino nella vita eterna, che nel NT viene chiamato “nascere di nuovo”: «Non ti meravigliare se ti ho detto: “Bisogna che nasciate di nuovo”. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». Rinascere con una nuova origine e un nuovo destino. Tutti noi conosciamo la nostra origine e il nostro destino: la nostra origine sono i nostri genitori e il nostro destino è la morte, ma la libertà che è propria dello Spirito si riscontra solo in chi è nato dallo Spirito. Diversa origine + diverso destino = libertà (La tua attuale origine e il tuo attuale destino non ti rendono e non ti possono rendere libero).
2. La libertà è un effetto della verità. La libertà è la risultante di una concatenazione di conseguenze. Chi crede in Cristo e dimora nella sua parola conosce la verità e a chi conosce la verità, la verità lo renderà libero. La verità che ha in testa il NT, però, non è un concetto, una idea o un fatto indiscutibile, ma è Gesù stesso: «Io sono la via, la verità e la vita.» Voi sarete liberi quando crederete a Gesù come la verità di Dio; e ciò che la verità impersonificata in Gesù compirà sulla croce vi farà liberi. Non si tratta della discendenza di Abramo, ma della verità di Gesù.
3. La libertà è libertà dal giudizio. Se voi pensate di essere liberi perché siete discendenti di Abramo, cioè anche senza o prima della verità di Gesù, siete degli increduli; anzi, vi vaccinate contro Gesù (bravo questo Gesù, le cose che dice sono belle e profonde e io le condivido!) e perciò siete impossibilitati ad accogliere il dono di Dio che è in Cristo. Che cos’è questa impossibilità di credere in Gesù se non un giudizio (le porte della salvezza rimangono inesorabilmente chiuse e la vostra vita rimane inesorabilmente nelle vostre mani): vediamo cosa sei capace di fare da solo! Voi siete sotto un giudizio divino che riguarda non la vostra moralità, ma riguarda a chi avete affidato la vostra vita.
4. La libertà è libertà dalla morte. La morte è il limite più ovvio della libertà umana, tanto ovvio da non essere spesso considerata. La Bibbia chiama “vita eterna” quella vita che ha la caratteristica della libertà per eccellenza, libera dal destino di tutti, cioè la vita libera dalla morte. Se voi avete in voi stessi questa fiducia in Dio la vostra vita cambierà di qualità.
Insomma, il discorso di Gesù è che chi fonda la sua vita su se stesso è destinato alla disperazione. Costui pensa di poter vivere liberamente, ma non può liberarsi dei propri limiti e quella che sperimenta non è la libertà, ma la schiavitù a se stesso. E’ libero invece chi è nato di nuovo, è libero chi conosce la verità, è libero chi non è giudicato da nessuno, è libero chi sa di avere la vita eterna. In una parola: è libero chi crede in Gesù.

Il secondo equivoco è definito da questa fase: «Noi non siamo ancora liberi». Questo argomento si trova nella lettera ai Galati, dove l’apostolo Paolo è costretto ad ammonire i credenti: «non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù.» Il problema è sostanzialmente quello della circoncisione. Alcuni cristiani di origine ebraica pretendono che i cristiani di origine pagana vengano circoncisi. Essere circoncisi ha due significati: primo, i cristiani devono continuare ad essere sottoposti alla Legge dell’AT; secondo, i cristiani devono far parte del popolo d’Israele. Per Paolo credere questo è equivalente a dire che la morte e la resurrezione di Cristo non hanno avuto alcun significato, perciò risponde: «Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi», come per dire: “Cristo ci ha liberati per farci vivere da persone libere, se noi ci andiamo a cercare nuove schiavitù Cristo non ti servirà a nulla”.
Io chiamerei l’atteggiamento di questi che dicono: «Noi non siamo ancora liberi» il non voler disperatamente essere se stessi. Dobbiamo seguire una legge, dobbiamo appartenere a qualcosa! Hanno paura della libertà, essa è per loro una condizione instabile, insicura, che crea incertezza, potenzialmente pericolosa. Per questo hanno bisogno di ritornare subito alle regole, alle spiegazioni letterali, alle interpretazioni autentiche, alle appartenenze, ai luoghi comuni.
Noi potremmo descrivere la risposta dell’apostolo Paolo a questa paura della libertà con questa frase: “Voi appartenete alla libertà”. L’idea di Paolo infatti è che la libertà di Cristo avviene allo stesso modo del passaggio di uno schiavo da un proprietario all’altro. Prima eri schiavo del peccato, ora di Gesù; prima eri schiavo di te stesso, ora sei schiavo della giustizia; prima dovevi offrire le tue membra al peccato, ora le devi offrire alla giustizia; prima portavi un frutto di cui oggi ti vergogni, ora porti il frutto della santificazione; prima eri destinato alla morte, ora sei destinato alla vita.

La libertà quindi è una possibilità che ha portato Gesù Cristo, possibilità concepita da Dio prima di tutti i tempi e realizzata in Cristo Gesù. “Tu sei stato acquistato, sei di Cristo e quindi sei perfettamente libero”. Quello che devi fare è vivere questa tua libertà, senza remore, senza paure, senza ansie.
La libertà è un effetto della fede e questa consiste in una vita vissuta nella fiducia di Dio. Questa fiducia toglie la disperazione dell’incertezza della vita che ti spinge a non voler essere te stesso e a nasconderti dietro la legge, il popolo, le prescrizioni.
Effettivamente la libertà cristiana non è il “faccio quello che voglio”, ma è un asservimento alla giustizia. Da schiavi di se stessi e del peccato si diventa schiavi di Cristo e della giustizia. Ma solo sotto questa schiavitù io sono perfettamente libero. La libertà non è adeguarmi alla mia natura, ma adeguarmi a Cristo. Lì trovo la mia vera identità, lì trovo la mia responsabilità di uomo, di donna (che è un’altra cosa che il fondare la propria vita su di sé, si tratta di assumersi le proprie responsabilità da uomo libero).
Non devi vivere nella disperazione di non poter essere libero (per le paure, per le ansie, per le regole) ma nella serenità della fede, di chi accetta la grazia immeritata e vive della fiducia verso la fedeltà di Dio semplicemente perché sa che gli appartiene.

Sul piano soggettivo la Bibbia ti propone (questo è il nostro messaggio):
1. Lasciati giudicare. Cioè diventa consapevole della tua situazione. Rifletti profondamente sulla realtà della tua vita. Sei davvero libero se non sei in grado di realizzare pienamente la tua vita, se non riesci ad essere l’uomo o la donna che dovresti essere e che vorresti essere? Il risultato del giudizio di Dio in Cristo non è la condanna, ma la consapevolezza; lasciati giudicare!
2. Accetta di essere liberato. Cioè rinuncia all’affermazione di te. Quanto sono importanti i tuoi obiettivi nella realizzazione della tua vita? Quanto costa agli altri la tua auto-affermazione? E quanto costa a te in termini di affanno! Ammetti che la tua libertà non viene da te, ma viene dalla verità che hai conosciuto in Cristo e che magari ha anche cambiato i tuoi obiettivi di vita.
3. Vivi una vita di fiducia in Dio. Cioè abbi fede! Accetta allora la responsabilità di essere te stesso; assumi il tuo compito di uomo, di donna libera che prende decisioni libere da sé e dagli altri. Su di te non c’è nessun giudizio, nessuna condanna, nessuna legge e perciò nessuna ansia, nessuna incertezza, nessuna paura. Arriva alla fine della tua vita potendo dire: “Ho realizzato la mia vita perché l’ho vissuta da uomo libero e questo non grazie a me, ma grazie a Gesù Cristo”.
4. Nasci di nuovo. Vivi cioè come una nuova creatura che ha origine in Dio e il cui destino è nella vita eterna. Perché solo coloro che sono nati dallo Spirito sono liberi come lo Spirito!

1 commento:

luis todino ha detto...

esenziale.prattico.utile.grazie.